notes

La complessità dell'uomo è quanto di più affascinante e instancabile all'osservazione, una miniera inesauribile di sensazioni.

Modi di fare, di vestire, di parlare, di pensare, tanti aspetti diversi legati a corpi che assumono infiniti linguaggi di comunicazione silenziosa, indipendentemente da ciò che si fa, che s’indossa, che si dice, che si pensa.

La pittura è un linguaggio silenzioso come quello del corpo. Una posizione contiene in sé un suo linguaggio, una sua composizione, una fisionomia, sue sensazioni.

Il mio lavoro nasce e cresce con tecniche tradizionali e soggetti naturalistici, ma non volutamente tradizionali e volutamente naturalistici, semplicemente mi servo di quello che più mi è congeniale in un dato momento, poiché l'idea non è scissa dalla sua immagine.

La tinta piatta o la grandezza di una mano non hanno valenza simbolica, sono scelte stilistiche che nel loro complesso vogliono rafforzare la sensazione dell'insieme.

Queste figure non sono immagini reali, ma dettate dalla realtà di tutti i giorni; sono sottili versioni di ciò che già c'è, deformate dal proprio sentire, dal personale vedere.


I personaggi dei romanzi sono spesso irreali, ma ancora più spesso incarnano situazioni concrete e , soprattutto, complete. Sono personalità complesse che sintetizzano le problematiche non della loro vita, ma della vita stessa, andando al di là di quello che è il loro sesso, la loro età, il loro lavoro, la loro stessa identità, alla ricerca del senso più alto dell'esistenza, quale che sia.

L'arte fa più o meno la stessa cosa, in modo un po’ meno diretto e comprensibile forse, rimanendo pure intrappolata nella sua condizione di comunicazione elitaria, ma pur sempre completa, contenendo complessità che superano le immagini, i mezzi o le tecniche che la costituiscono. I generi artistici, dopotutto, riflettono esigenze umane. I soggetti sono spesso pretesti.

Anna Gritti


Man's complexity is all the more intriguing and tireless when observed, a bottomless mine of sensations.

Ways of behaving, dressing, speaking, thinking, numerous different aspects linked to bodies that assume endless languages of silent communication, unrelated to what is done, worn, said or even thought. Painting is a silent language as is that of the body.

A position encloses its own language, a feature its senations. The geometry of nature keeps sending us messages.

My work was born and has grown using traditional techniques and naturalistic subjets but neither intentionally traditional nor intentionally naturalistic, basically what I do is use what is most congenial to me in a given moment as the idea is not separate from its image.

The flat colour or the size of a hand have no actual symbolic value. They are stylistic choices which, as a whole, mean to strengthen the sensation of the  ensemble.

These figures are not real images but come from everyday reality; they are subtle versions of what already exists, altered by one’s own feeling, by one’s own way of perceiving.

The characters in novels are often fictional but more often than not they personify concrete situations and above all, complete ones.

They are complex personalities that epitomize the problems, not of their own lives, but of life itself, going beyond what sex, age, work even their own identity is. In pursuit of the highest sense of existence, whatever it may be.

Art does more or less the same, in a less direct and  perhaps less comprehensible manner, remaining, at the same time, trapped in its elitist state of  communication, nonetheless complete, comprising complexities that go beyond the images, means and techniques that constitute it. Artistic genres do after all mirror human demands. The subjects are often just a pretext.

Anna Gritti





(…)Giovani donne attendono nel silenzio della loro interiorità l’accadere di un qualcosa che deve avvenire tra le righe del divenire, tra le pieghe e tra le sfumature dei colori del mondo fenomenico.

Le loro pose apparentemente svogliate lasciano trasparire una sorta di scarto semantico, tradiscono, oltre l’ espressione neutra del loro volto, la pesantezza del pensiero che incessantemente vortica nelle loro menti incapaci di fermarlo.

Ad Anna Gritti interessa indagare, o forse solo cogliere senza dare giudizi, il senso di stasi e la riflessione che ne deriva quando l’individuo si ritaglia uno spazio introspettivo e sprofonda in se stesso, come in un divano metafisico, assumendo pose inconsapevoli e nella più completa assenza di attività muscolare che non sia quella del pensiero.

(…)Le espressioni neutre vogliono testimoniare che non sempre tutto quello che gira nella testa corrisponde a quello che c’è sul viso; l’espressione è vista come un limite e quindi viene negato l’apporto fisionomico ereditato dalla tradizione ritrattistica così che il volto e la sua mimica non suggeriscano in alcun modo quello che accade nell’interiorità mnemonica.

Le figure femminili, domestiche e ieratiche, fissano il guardare dello spettatore, lo indagano, lo osservano, proprio come Gritti osserva incuriosita le persone sole sedute ai tavolini dei Caffè, sedute sui sedili di un tram o del Metrò, sedute o sdraiate negli spazi intimi delle proprie case.

Queste donne guardano ciò che si muove al di là dello spazio che le contiene, come da una finestra di un’altra dimensione, quasi alla maniera di ancelle che vivono in un olimpo superiore in cui impera la cosciente scelta dell’inattività, e guardano immobili oltre lo spazio pittorico lasciando che siano solo gli spettatori a muoversi e ad agire.

(…)Anna riproduce nelle tele le sue personalità secondarie, riproduce il suo “doppio”, mette a disposizione per lo sguardo degli “altri” l’essenza del suo nome disposto sulla superficie dello specchio per ritrovare ancora se stessa anche rileggendosi al contrario con gli occhi di qualcun altro a cui ha donato parte della sua interiorità.


Mauro Zanchi, 2001




(…)Di fronte a sfondi di diverso genere, ambientazioni realistiche e quotidiane, si stagliano volti e corpi di donne con abiti colorati e nettamente delineati: loro caratteristica comune è l’immobilità, la neutralità delle espressioni e l’assenza di qualsiasi intenzionale gesto comunicativo.

Tale cifra stilistica è ricercata dall’artista per parlare innanzitutto della capacità di comunicazione che i corpi possiedono, anche in maniera involontaria, e del loro possedere un silenzio e un’immobilità eloquenti.

Questo parlare attraverso le singole e irriducibili caratteristiche fisiche dei corpi, attraverso il “tono” dello sguardo, attraverso il modo che il corpo ha di porsi rispetto all’ambiente circostante, rende inoltre chiaramente percepibile quella complessità tipicamente umana, capace di creare inedite combinazioni mentali e fisiche che sfociano nella definizione di un’identità personale.

dotata di visibilità, sia in realtà la colonna portante di ogni singola esistenza.

Le giovani donne, con gli occhi apparentemente fissi su un punto lontano ma in  realtà concentrati su di sé,rappresentano così delle parentesi e delle sospensioni dalla frenesia quotidiana che vanno a favore del fragile spazio dell’intimità e della riflessione interiore, lo stesso spazio dal quale l’arte stessa scaturisce.


Lara Piffari, 2008




(…)Quotidianità, esperienze, ricordi, immagini, interagiscono all’interno del mondo emotivo di Anna Gritti e prende corpo una pittura attraverso cui l’artista regala rielaborati frammenti di vissuto con una scrittura stilistica tutta sua: sono infatti lacerti di un racconto inesausto che una fervida immaginazione filtra e restituisce in una forma e in una cromia mai scontatamente naturalistiche. La cura nel dettaglio, le frequenti inserzioni di ritagli astratti trovano collocazione dentro audaci tagli compositivi.


Giovanna Arancio,2010




(…)In alcune opere (Donna con bambino, Notturno, il Frigor) l’artista utilizza  tagli e fasci di luce di influenza caravaggesca. Non si tratta però di luce dello Spirito e della Grazia di origini divine; trattasi più prosaicamente di luci artificiali, provenienti da elettrodomestici o da schermi: dagli oggetti che ci accompagnano durante la quotidianità. In effetti sia il computer che il frigorifero sono per noi “contenitori di tesori” (alimenti, amici, affetti...); la luce che ne esce sembra aumentare l'importanza dei contenuti. Rende manifesta l'aura del desiderio che li avvolge, illumina le possibilità che ci offrono.

Sembra che la Gritti arrivi a recuperare iconografie tradizionali, come risposta ad una lunga ricerca di purezza e di semplicità.

Nei lavori di Anna Gritti, le donne appaiono padrone della situazione, a loro agio nel proprio corpo e nell'ambiente a loro congeniale e noto. Ciò comunica un senso di grande tranquillità ed armonia. Le opere di Anna sono caratterizzate da un'eleganza che trae origine da composizioni semplici e “consapevoli”, arricchite da piccole e preziose decorazioni dal gusto esotico.

Forse queste opere, apparentemente delicate, possono essere lette in un'ottica femminista, o addirittura “post-femminista”: se è vero che le sue donne non sono animate da una carica rivoluzionaria è anche vero che sembrano non avere motivi per lottare. Non necessitano di combattere in quanto appaiono realizzate. Le donne rappresentate sono consapevoli e indipendenti, avendo trovato l'equilibrio e la ragion d'essere in se stesse, delicate ma decise.


Vera Lazzarini, 2012